Personaggio centrale dell'attività della malga era ed è il malgaro che sovrintendeva alle operazioni dei pastori e degli altri lavoranti. La vita in malga era ed ancora oggi è rimasta molto faticosa:
IL MALGARO
Personaggio centrale dell'attività della malga era ed è il malgaro-malghese che sovrintendeva alle operazioni dei pastori e degli altri lavoranti. La vita in malga era ed ancora oggi è rimasta molto faticosa: ci si alzava prima dell'alba, le mucche venivano e vengono fatte uscire per la ripulitura dal letame della stalla, i pastori sorvegliavano gli animali al pascolo mentre il malgaro e il casaro (che può essere la stessa persona) si occupavano della lavorazione del latte. Spesso la funzione di pastore era svolta dagli anziani e dai bambini (oggi lo si trova in alcuni casi). La sera gli animali venivano e vengono ricondotti nella stalla e si procedendo alla mungitura. Il latte viene trasportato nei locali destinati alla lavorazione: se ne ricavava burro e formaggio, ricotta, yogurt.
In generale la stagione estiva un tempo in malga andava da San Antonio 13 giugno San Vito 15 giugno alla Natività di Maria S.S. 8 settembre oppure a Santa Croce 14 settembre, ma oggi si prolunga fino alla metà di ottobre/fine ottobre (a causa del clima più mite dovuto ai cambiamenti climatici) Il ritorno dalla malga avveniva solitamente di sabato e festeggiato allegramente, purché non ci fossero state delle disgrazie in alpeggio o dei decessi in casa. Come le mucche al loro arrivo in malga si precipitano in gran fretta verso gli ariosi tappeti verdi dei buoni pascoli, con altrettanta fretta esse abbandonano in autunno le alture divenute inospitali, per tornarsene a valle. Era consuetudine, che il coltivatore andasse incontro alle bestie con carro tirato da cavalli (casomai ne fosse stato in possesso), sul quale vi erano poste delle casse con i campanacci e le ghirlande, fino all'ultimo luogo di sosta. Qui le bestie stanche potevano riposarsi un poco, per riprendere poi l'ultimo tratto di strada. Prima di riprendere il cammino si collocava al collo delle mucche i pesanti campanacci con le cinghie riccamente decorate. La mucca «guidaiola» veniva ornata con una ghirlanda di fronzoli e lustrini. Dietro a questa, guidata con riguardosa attenzione dal pastorello o da un figlio dell’agricoltore, si ordina il corteo. Nel cupo rintronare e tintinnare delle pignatte e del pentolame di rame si mescola il suono argentino delle campanelle di bronzo. Nel mezzo del corteo cammina orgoglioso il casaro col cappello ornato di fiori. Il casaro e il ragazzo che conduceva la mucca “guidaiola” estraeva dalle maniche della giacca, legate in fondo, dei biscotti di ricotta oppure «Tschotteplattlan» (così chiamate nella vicina Austria) sono delle piccole «forme» fritte, e le gettano fra la gente ai margini della strada. (biscoz). Chiudevano il corteo il vitellame e il gruppo disordinato delle capre, e dietro a tutti il contadino con carro e cavalli. Arrivati alla stalla di valle. il proprietario dell’azienda agricola prendeva la ghirlanda dalla testa della mucca e la poneva su una sedia accanto allo spolert acceso (stube, nella vicina Austria) Dopo la sistemazione del bestiame nelle stalle, nel mentre che le vacche anziane ritrovano il loro posto da sole, si recano tutti nella stanza della stube (per la Carnia la grande cucina o stanzone con lo spotert o fogolar acceso per il festoso banchetto. Si continuava a festeggiare allegramente con il vicinato dei vari paesini delle valli montane il «Kühekemma» cioè il ritorno a casa dalla malga (per la Carnia “la fiesta da mont” Queste poche ore rappresentano sicuramente il punto più alto della fine dell’estate con una lieta e festaiola conclusione che ripagava molte fatiche della dura attività malghese: questo rappresentava un’importante giorno di festa dell'anno del rude agricolo montanaro. Mestieri e storie che si perdono negli antichi ricordi di un tempo e ancora oggi si percorrono spazzi e gesti che incarnano antiche memorie
VITA DI TRANSUMANZA
Un accogliente rifugio di montagna, una vista magnifica e aria fresca di montagna. È impossibile immaginare la Carnia senza le malghe. Per molti, il muggito e i campanacci delle mucche fa parte di una vacanza tra le Alpi quasi quanto le montagne stesse. Ma che cos’è esattamente una malga? Ancora due tornanti lungo la strada forestale, il bosco si dirada e si apre un magnifico panorama: al centro di un pascolo alpino, spicca una baita rustica della tipica architettonica carnico-malghiva. Sullo sfondo, erte montagne. Un luogo paradisiaco per una sosta. Allora, tutti nella tradizionale stali (stalla di alta montagna Carnica) di legno o sulla terrazza soleggiata per gustare una merenda al tagliere con prodotti freschi di malga: latte fresco, formaggio d’alpeggio a lunga stagionatura o prodotti animali da pascolo.
Vivere in malga: componente importante di un raggruppamento agrario montano pienamente efficiente ora ed è la malga; il lavoro in questo eremo pascolativo montano rappresentava una parte importante di esistenza-sussistenza di economia agreste. Oggi continua in parte ad esserlo. L'amena socievolezza della malga e delle casere, la liberazione dall'assillante giornata nelle valli e città è certamente anche la gioia di fronte alla bellezza della natura, hanno fatto della dura vita sulla malga un qualche cosa di speciale, diventando fonte e oggetto di innumerevoli villotte popolari, leggende e racconti di fate, streghe e sbilfs Carnici. Si segnalano purtroppo anche delle malghe solitarie e fuori mano, dove il lavoro quotidiano del casaro e dei pastori è ancora più duro e non fa affatto venir voglia di cantare.
Mucche, asini, alcuni cavalli, capre trascorrono la loro “villeggiatura estiva” presso le malghe carniche. Si tratta di una pratica legata a un sistema di allevamento che vanta una tradizione millenaria: nelle montagne della Carnia, il bestiame viene “monticato” sui pascoli di alta montagna. Qui si trovano campi rigogliosi così i pascoli del fondovalle hanno tempo per rigenerarsi. Inoltre, la libertà di movimento di cui godono gli animali in alta montagna va anche a vantaggio del loro benessere. Ma anche i buongustai di città beneficiano della ricca offerta della natura montana: nel caso dei bovini destinati alla produzione di carne, infatti, il pascolo alpino consente di sviluppare una buona massa muscolare. Le vacche da latte, poi, producono durante l’alpeggio estivo un latte particolarmente buono, che si traduce sull’alta qualità del burro e del formaggio e di Presidi Slow Food. Molti alpeggi sono divisi su due livelli di altitudine, in modo che il bestiame possa essere condotto ad altitudini più elevate e tornare indietro nel corso dell’estate, a seconda di dove ci sia l’erba più fresca.
Molti tipi di malghe
Ebbene sì, in malga tutto è più buono. Ma, nel caso di una “malga gestita” non è solo la cucina della malga a determinarlo. La bontà deriva dagli animali che riforniscono la malga per almeno 60 giorni durante l’estate. Si tratta di bestiame da produzione di latte, non di animali da accarezzare. Esistono alpeggi per mucche e bovini, per vitelli, pecore, cavalli, asini o alpeggi misti. Sugli alpeggi per vacche da latte, le mucche vengono munte e il latte trasportato alla latteria o a un caseificio a valle. Presso una malga casearia, invece, il formaggio viene prodotto direttamente sul posto. Questo compito, che richiede molto tatto ed esperienza, spetta al malgaro. I pastori, a loro volta, hanno il compito di proteggere il bestiame. Spesso devono mungere anche loro, dato che il personale sugli alpeggi scarseggia. E senza il sostegno di volontari "wwoof" sono ragazzi che arrivano da mezzo mondo. Trascorrono dei periodi di stage presso queste strutture, offrendo il loro lavoro ad esempio a estirpare gli arbusti e a rimuovere i sassi dai pascoli alpini, collaborano ad accudire gli animali, molte malghe, senza di loro non potrebbero esistere. Quando mucche, asini, cavalli, becchi e cani si incontrano, cosa buona è consigliabile tenere sempre gli amici a quattro zampe al guinzaglio corto.
Le malghe un sogno?
Mentre gli ospiti si godono l’idillio, la vita quotidiana delle persone che lavorano in malga ha ben poco di romantico. Come già accennato si tratta di un lavoro spossante che dura tutta l’estate, sette giorni su sette. Ci si alza alle prime luci dell’alba 4.30-5.00, prima che il primo raggio di sole faccia capolino sulle cime dei monti. C’è tanto da fare! La mandria di bovini viene condotta da un pascolo all’altro, le vacche, capre e talvolta asine da latte sono da mungere e se il lavoro lo consente ci si ritira alle 21-21.30 di sera.
Occorre cercare gli animali smarriti, riparare i recinti. Anche la lavorazione del formaggio richiede attenzione e il formaggio giovane ha bisogno di cure. Gli strumenti entrati a contatto con il latte e i calderoni di rame vengono tirati a lucido dopo ogni utilizzo. Se un animale si ferisce, poi, i pastori devono sapere come agire. Questo è soprattutto importante nelle malghe più remote, dove non è possibile usufruire di un soccorso veterinario immediato.
Eppure, i contadini di montagna affrontano questi sforzi con grande dedizione e orgoglio, contribuendo in modo significativo alla conservazione e custodia del paesaggio e patrimonio culturale Carnico e alla sicurezza delle valli: le malghe gestite, infatti, proteggono da valanghe, caduta di massi e smottamenti. Diventando custodi del sapere. Le malghe sono anche importanti per la biodiversità: in media, nel fondovalle crescono diverse erbe per metro quadrato, sui pascoli di malga ne crescono fino a 70 e in alcune zone anche di più con una vasta di flora e piante autoctone che possiamo trovare solo in Carnia.
LA TRANSUMANZA
Gli animali, che vengono condotti alle malghe a fine maggio inizio giugno raggiungono la loro destinazione di “villeggiatura” comodamente con un autocarro adibito al trasporto del bestiame, ma anche a piedi attraverso ripidi sentieri. Alcune mandrie percorrono distanze particolarmente lunghe e impervie. Questa forma di migrazione del bestiame viene chiamata “transumanza”. Alla fine della stagione, quando il bestiame viene riportato a valle un tempo e oggi in alcuni casi è addobbato a festa, il cammino risulta meno faticoso. Prima di tutto, perché in discesa, e poi perché gli animali si sono rinforzati durante l’estate. Ma anche alle mucche abituate al paesaggio montano non può succedere nulla di male. I contadini di montagna conoscono i pericoli degli spostamenti su terreni difficili. Se sia gli uomini che gli animali restano illesi, un tempo si faceva una grande festa in allegria a voler dimenticare il duro lavoro estivo Oggi non è sempre possibile dato la frenesia del mondo detto così “moderno”.
Sui pascoli in sicurezza
Quando si verificano incidenti pericolosi in malga, dipende spesso dal fatto che gli ospiti delle malghe non seguono i sentieri segnalati o si avvicinano alle mucche con troppa audacia. Viene raccomandato di prestare attenzione soprattutto alle vacche, alle asine e cavalle madri che hanno uno spiccato istinto protettivo nei confronti dei loro vitelli e puledri. Se si notata che la mucca o altro animale parte all’attacco, si raccomanda fermamente di mollare immediatamente il guinzaglio e liberate il cane. Con il dovuto rispetto per la natura, le escursioni in malga sono un’esperienza indimenticabile. Regalando ricordi di meravigliosi PAESAGGI DI MALGA CARNICA IDILIACI DIFICILMENTE DIMENTICATI
Il paesaggio di una malga di alta montagna Carnica
Nell'arrivare presso una malga l'alpinista si soffermò a contemplare la bellezza del paesaggio che si estendeva davanti ai propri occhi. Era una località di montagna molto conosciuta: vi regnava la pace e la tranquillità; il luogo offriva ai turisti la possibilità di fare fantastiche escursioni in mezzo alla natura. In primo piano i ciuffi d'erba, ancora bagnati di rugiada, ondeggiavano sotto la leggera brezza d'autunno; cespugli di un colore giallo con sfumature al rosso spiccavano qua e là sul prato di un verde brillante con delle ombreggiature all’ocra e due alberi altissimi parevano sorvegliarlo. I colori dei tronchi variavano dal bronzo all'oro e la chioma dell'albero di destra mutava dal verde al rame. In secondo piano si scorgeva la valle; una vecchia baita isolata spiccava vicino ad un albero solitario Ai piedi dei monti sorgeva un caratteristico borgo antico poi ancora più in là si intravedevano degli animali al pascolo e ancora si scorgevano dei pastori che mungevano le vacche e subito dopo degli uomini che bevevano e donne che pasteggiavano in un agriturismo malghivo. Sullo sfondo le montagne si allungavano verso un fitto bosco. Sulle cime più alte si intravedeva ancora un po' di neve che in alcuni punti brillava alla luce del sole e sembrava riflettere il cielo. Il cielo azzurro, cosparso di nuvole bianche, sovrastava la catena montuosa, creando un'atmosfera magica, travolgente e piacevolmente serena in uno scenario panoramico mozzafiato.
Le malghe e l'alpeggio
Il pascolo costituisce un elemento insostituibile del paesaggio montano e le pozze d'alpeggio sono parte integrante del pascolo e fattore di equilibrio per i boschi vicini. Le malghe, inscindibilmente legate al pascolo, rappresentano, oltre che un elemento caratterizzante le montagne Carniche, una non trascurabile fonte di reddito per i comuni proprietari, ma anche per le aziende, che attraverso l'alpeggio producono burro e formaggio realizzando nel contempo quella nuova forma di economia che va sotto il nome di "agriturismo" praticato soprattutto durante la stagione estiva.
Quello della malga è un patrimonio della comunità mantenuto integro dalle generazioni passate, che rischia, però, di venire compromesso a seguito di un'antropizzazione eccessiva, che sembra volerlo considerare una specie di grande supermercato, quando, invece, deve essere rispettato e conservato nella sua integrità originale
I primi anni del ottocento portarono notevoli cambiamenti politici con la diretta conseguenza di un nuovo modo dell'allevamento del bestiame; l'allevamento degli animali da transumante divenne stanziale con diminuzione delle pecore e aumento dei bovini. Si diffuse sempre più l'allevamento del bovino da latte di tipo stanziale, che, durante il periodo estivo, dalle aziende delle terre di montagna era e viene tuttora trasferito sui pascoli d'alta quota, al fine di utilizzare le risorse foraggere per ottenere latte, formaggio, ricotte e burro altamente pregiati. Insomma, l'attività di alpeggio, come tutte le attività dell'uomo, è parte del tempo storico e non fuori di esso: ha avuto un passato, ha un presente e probabilmente anche un futuro. Le malghe non vengono affittate, ma concesse per un periodo definito con un contratto particolare. Il numero di animali per malga viene fissato dal "Piano tecnico-economico decennale dei beni silvo-pastorali" ed è normalmente chiamato "carico", mentre il canone di concessione è conteggiato in relazione ai litri di latte prodotti (a discrezione dei Comuni- Regione proprietari) Il lavoro del futuro viene dal passato. La montagna è un mix incredibile di emozioni, sport, natura e tradizione. Oggi più che mai, in tempi in cui si è riscoperto il valore delle cose più antiche, sane ed ecologiche, del contatto con la madre terra e anche di metodi alternativi per fare commercio, certi luoghi possono essere visti e vissuti anche sotto una luce nuova, sicuramente più imprenditoriale. Una realtà che può dare uno slancio importante a chi, in un futuro molto prossimo, voglia coniugare benessere ad alta quota e professione potrebbe essere quello di scoprire tutte le potenzialità e le peculiarità per gestire una malga. Ma partiamo da significato di questo termine, a volte confuso o comunque non utilizzato nella sua corretta definizione.
Cosa significa letteralmente “malga”?
Il vocabolario ci spiega cosa è la malga, ovvero in estrema sintesi: un pascolo tipico delle Alpi orientali italiane, e in parte di quelle centrali, dove soggiornano gli animali, specialmente bovini ma non solo: capre, cavalli e asini, durante l’estate. Di sicuro avrete avuto esperienza, durante una passeggiata in montagna, di un ampio scorcio di paesaggio cappeggiato da mucche, libere, a pascere nelle zone erbose, con i loro campanacci che risuonano in lontananza. Scenario che può capitare anche con capre pecore, cavalli e asini dipende dal periodo e dal posto. Poco distante avrete trovato una baita, una stalla, un luogo di “ricovero” dove vengono alloggiati gli stessi animali nella notte, insomma una struttura gestita dove, generalmente, viene anche offerto un ristoro agli escursionisti. Una specie di agriturismo con prodotti tipici locali, aria pulita, cucina semplicissima, casalinga e ruspante: una fetta di polenta, un panino con salumi, un po’ di formaggio e un bicchiere di vino "un taj di vin". È possibile collegare il piacere di mangiare una fetta di pane e burro in una malga con i saperi e le tecniche sedimentate in una comunità? Che legame esiste tra la produzione alimentare e la bellezza di un paesaggio alpino caratterizzato da stavoli, boschi, muri a secco e pascoli? Una possibile elaborazione a tali domande richiede di riconnettere alcune dimensioni del rapporto tra agricoltura, cibo e paesaggio. Nel corso della storia, infatti, il paesaggio alpino è emerso come prodotto delle attività umane necessarie per soddisfare bisogni primari creando luoghi di vivibilità sostenibile. Attraverso l'analisi di alcune “pratiche di territorio” in Carnia, il volume non esalta numeri importanti ma evidenzia come l'eccellenza dell'agricoltura di montagna e dei suoi prodotti sia il principale antidoto contro l'omologazione delle attività colturali, dei consumi alimentari e dei paesaggi alpini.
PAESAGGIO DI MALGA DA CARTOLINA
La cartolina postale è stata per anni il mass medium visivo più diffuso, responsabile, insieme ai manifesti e alle brochure delle zone turistiche, di splendidi panorami della creazione di stereotipi che si sono fortemente radicati nel nostro immaginario. Oggetto semplice, seriale, che una volta scritto diventa unico e prezioso custode di emozioni e ricordi. Durante il laboratorio si rifletterà sulle differenze tra le attuali forme di comunicazione delle immagini, immediate e simultanee, e i gesti e le attese di chi per generazioni ha inviato un ricordo da ogni meta paesaggistica.
MOMENTI DI POESIA
Candidi Soli e riso di tramonti
Candidi soli e riso di tramonti mormoreggiar di selve brune, ai venti con sussurrio di fresche acque cadenti giù per li verdi tramiti dei monti. Ed Espero che roseo sormonti nel profondo seren de' firmamenti, e chiara luna che i sentier tacenti inalbi e scherzi entro laghetti e fonti. Questo m'era nei voti. Or miei desiri pace ebber qui tra fiumi e tra montagne delle secure muse in compagnia. Pace: se non che te ne' miei sospiri chiamo, te che da noi ti discompagne, e il caro aspetto de la donna mia.
Giosuè Carducci
I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi
Johann Wolfgang Goethe
I monti sono le grandi cattedrali della terra, con i loro portali di roccia, i mosaici di nubi, i cori dei torrenti, gli altari di neve, le volte di porpora scintillanti di stelle
John Ruskin
In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso
Aristotele
RIFLESSIONI
La terra è madre e deve essere rispettata. Gli ho chiesto la prosperità. Gli ho chiesto il coraggio e Dio mi ha dato pericoli da superare. Figlio mio la battaglia è fra due lupi che vivono dentro di noi. Nel mondo romano, il lupo, che spero popolerà, in maniera pacifica, con le proprie regole in condivisione del territorio con la fauna e popolazione delle montagne della Carnia. Esso era un animale sacro a Marte, e Marte, prima di venir identificato con il greco Ares, signore della guerra, era venerato presso le popolazioni dell'antica Italia anche come dio protettore dell'attività agricola e dell'allevamento, con l'appellativo di Silvanus; senza contare che nella Nazione della Grande Stella, il Lupo viene rappresentato dalla Stella Cane, Sirio, la cui leggenda narra che fu la casa originaria dei nostri maestri nei tempi antichi. Secondo gli antichi egizi Sirio era la casa degli dei, e viene ancora considerata come tale dalle tribù dei Dogan in Africa. Era ovvio che i Nativi Americani esprimessero esattamente questo stesso collegamento ed adottassero le persone-Lupo come il clan dei maestri. I sensi del Lupo sono molto acuti, e la luna il suo Potere Alleato: la luna il simbolo della energia psichica, o dell’inconscio che ha in sé segreti della conoscenza e della saggezza, e ululare alla luna potrebbe essere un’indicazione del desiderio del Lupo di mettersi in contatto con nuove idee che si trovano appena sotto la superficie della coscienza.
Grazie per l’attenzione