Il territorio ecomuseale è coerente ed omogeneo dal punto di vista storico-culturale e dal punto di vista economico-amministrativo
Il Territorio
comprende l’ambito territoriale della Val d'Incarojo - Val Chiarsò Alpi Carniche centrali, fra i Comuni di Arta Terme, Ligosullo, Treppo Carnico e Paularo Ente di Decentramento Regionale di Udine.
Da un punto di vista morfologico il territorio è per lo più montano – le cime più alte sono costituite: dal Gruppo del Monte Tersadia mt 1959 (vedi cartina in allegato ) All’estremo Nord racchiusa tra i sistemi vallivi dei fiumi entrambi affluenti del Tagliamento: del fiume Chjarsò e del But che delimitano il territorio in allegato Su una superficie complessiva di circa 130 kmq. risiedono circa 1800 persone, escludendo Paularo e Arta Terme capoluoghi comunali, con una delle densità abitative più basse della Carnia, che scende in alcune aree: Rivalpo n. ab.65, Valle n.ab.34, frazioni di Arta Terme, si incontrano le superfici di biogeografia alpina e quella continentale.
La Regione ha costituito una propria rete composta di 56 SIC e 8 ZPS, per un totale di 60 siti che interessano il 19% del territorio regionale. Anche le Alpi Carniche sono tutelate dalla comunità Europea attraverso i siti della “Rete Natura 2000” che interessano i seguenti Comuni: Cercivento, Comeglians, Forni Avoltri, Ligosullo, Moggio Udinese, Paluzza, Paularo, Pontebba, Ravascletto, Rigolato e Treppo Carnico.
Paesaggisticamente la zona appartiene al subsistema settentrionale e presenta un alto grado di copertura boschiva (oltre il 50% del territorio), a cui il Piano Provinciale attribuisce l’importantissimo ruolo di unico serbatoio e generatore di naturalità della Carnia, con peraltro un’economia agricola ancora relativamente significativa. L’importanza dal punto di vista naturalistico è confermata anche dalla presenza accertata dell’orso, dalla lince del canis lupus (il lupo animale sacro per alcune popolazioni). La tipologia insediativa dominante è costituita da paesi e borghi in parte fortificati e da un’edilizia rurale sparsa, per lo più in pietra, che ha subito gravi fenomeni di abbandono a partire dagli anni ’50, parzialmente arginati dall’acquisto e ristrutturazione in anni recenti da parte di “immigrati” da fuori provincia e non o dall’estero. Pur presentando l’area una chiara vocazione turistica, la struttura ricettiva è assolutamente carente sia da un punto di vista quantitativo e distributivo, che da quello qualitativo, mentre estremamente consistente è il fenomeno delle seconde case. Crocevia di genti e culture diverse fin dalla preistoria, presenta un patrimonio archeologico, storico, artistico e demo-etno-antropologico di assoluto valore, in parte non ancora studiato o raccolto, scarsamente fruibile, spesso minacciato da interventi non sostenibili. Il territorio è animato dalla presenza di diverse associazioni culturali, che stanno tentando un coordinamento sovracomunale, da alcuni centri di documentazione su tematiche specifiche (archeologia, geologia, musica), da alcuni musei locali, teatri e biblioteche comunali. A questa dotazione di base corrisponde una pluralità di modalità di gestione e funzionamento delle strutture e degli spazi, spesso con carenza di risorse gestionali e strumentali, e senza un reale coordinamento a livello di area, con conseguenti difficoltà gestionali-organizzative e penalizzazioni in termini di visibilità ed efficacia nell’attrarre visitatori e fungere da centro di animazione culturale del luogo. Proprio in considerazione di questa situazione un gruppo di residenti in diversi comuni del territorio si sta organizzazione con l’obiettivo di promuovere la conservazione e valorizzazione delle aree individuate e di offrire la propria collaborazione alla realizzazione del progetto “ecomuseo del paesaggio di Malga Carnica” ed alla gestione ecomuseale, con il coinvolgimento attivo della comunità, delle istituzioni scolastiche, culturali e delle associazioni locali, la cui partecipazione è condizione imprescindibile per la realizzazione del progetto.