Rivalpo-Valle

di Igino Dorissa

Non sappiamo con esattezza quando l’uomo si insediò in Carnia, ma tracce di presenza umana sono state rilevate in vari siti archeologici: tracce che ci riconducono alle genti celtiche, le quali sono certamente quelle che hanno lasciato i primi segni della loro presenza sul territorio carnico. 
Ma il misterioso villaggio di Cjarsovalis rimane tutt’ora un mistero irrisolto.
Vediamo di capirci qualcosa.
Chi percorre la strada verso Rivalpo-Valle, e supera le due borgate, proseguendo oltre la Pieve di San Martino, si inerpica sulle pendici della Tersadia, magari per condursi alle malghe di Valmedan, dopo un paio di chilometri dalla chiesa troverà un cartello che lo devia verso sinistra con l’indicazione Cjarsovalis o anche Chiaserualis. Ma non è facile arrivarci: meglio aver con sé una guida o un conoscitore del posto; infatti, a parte quel cartello, non vi sono altre indicazioni e si rischierebbe di perdersi nel bosco!
Cosa troverebbe il viandante? Anche una volta arrivato sul luogo è molto difficile rendersi conto di trovarsi in mezzo ad un vero e proprio villaggio, composto da una quindicina di capanne, o meglio, di resti di capanne: vi sono, infatti, solo i basamenti in pietra, posti su un terreno in discreta pendenza, e totalmente ricoperto di abeti, che rendono ancor più difficoltosa la ricognizione. Non vi è null’altro, tranne la consapevolezza di essere catapultati per pochi minuti nel tempo. Ma in quale tempo?
Nessuno lo sa con certezza, infatti è stato definito proprio un villaggio esostorico, ovvero qualcosa che è al di fuori della tradizione storica, detto soprattutto di popoli primitivi, oggetto di studio della scienza etnologica e non delle scienze storiche. Siamo a livello di leggende insomma.
Che fosse questa la dimora dei Salvans, oggetto di tante storie leggendarie ed anche paurose? A parte le leggende nate per impaurire i bimbi, qualcosa di vero facilmente c’è. 


Villaggio celtico CjarsovalisIn estrema sintesi questi misteriosi abitatori di Cjaserualis erano semplicemente i residui delle antiche genti celtiche (i Carni), rifugiatisi in quota davanti all’incedere degli invasori romani a fondo valle. Non tutti accettarono la nuova civiltà che li invadeva, e mantennero fieramente le proprie tradizioni, rifiutandosi di piegarsi ai romani. Ribattezzati prima Silvani o Salvans (abitanti delle selve) dai romani stessi, quindi Pagans quando arrivò la nuova religione che soppiantò tutti gli antichi culti. Questa è la teoria comunemente accettata, anche se non spiega tutto. Pianta del villaggio celtico di CjarsovalisPer esempio il fatto che le quindici capanne abbiano tutte la porta rivolta rigorosamente a Nord rimane un mistero. Non si è trovato molto negli scavi archeologici che sono stati svolti qualche anno fa. Nel corso dei secoli il villaggio abbandonato fu spogliato di tutto ciò che poteva essere utile alle genti della zona, e vi sono rimaste solo le pietre di basamento, grossolanamente squadrate e danneggiate dal tempo. Si favoleggia pure di un Bec d’aur (caprone d’oro), loro divinità, che sarebbe nascosto su quegli impervi pendii, forse anche di un cimitero (allora sì che si troverebbero indizi archeologici più certi, come in tutte le sepolture storiche…).
Per quanto tempo possono essere vissute quelle popolazioni in quelle condizioni climatiche e ambientali (siamo oltre i 1.300 metri s.l.m.)? Non molto direi…, il freddo e la fame non consentono molte dilazioni… La fame, piuttosto, fece nascere le leggende intorno a costoro: certamente per sfamarsi non bastavano loro i pochi prodotti che riuscivano a coltivare in quota, o la misera caccia, e fatalmente dovevano scendere a rubacchiare nei villaggi a fondo valle… spargendo in questo modo il terrore verso esseri che risultavano spaventosi nell’aspetto, ma che erano solo poveracci affamati e disperati.
Costretti dalla necessità, insomma, e non per scelta loro, sono circondati da un’aurea di leggenda, oltreché da storie tramandate oralmente nel corso dei secoli. Si narra anche che l’ultimo abitante di Cjarsovalis sia sceso dal villaggio dopo la morte del suo intero nucleo famigliare, caduto preda di un branco di lupi. Pare si sia convertito al cristianesimo e abbia trascorso gli ultimi anni della sua vita a Valle. Ma anche questa è leggenda…
Forse da queste storie, spesso superstiziose, nascono anche le famose streghe del monte Tenchia! 

 

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Evento: 5/7 - 12/14 settembre Asiago (VI) (partecipiamo dal 2015)

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Luisa Pavan

 

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